Artisti Vs Intelligenze Artificiali: il copyright delle opere d’arte
Le immagini generate dalle intelligenze artificiali utilizzano il lavoro di illustratori, artisti e fotografi senza rispettare le leggi sul copyright.
Torniamo a parlare di intelligenze artificiali in relazione al mondo della proprietà intellettuale.
Come abbiamo visto nell’articolo dedicato al caso DABUS (te lo sei perso? Clicca qui), l’impressionante sviluppo delle AI sta portando gli Uffici di Proprietà Intellettuale di tutto il mondo a interrogarsi sulle implicazioni di tale progresso in materia di brevetti, marchi, copyright e tutela IP.
In questo periodo stanno impazzando sui social media ritratti e immagini generate da software di intelligenza artificiale che, senza nemmeno esagerare, quasi se la contendono nel campo della creatività con i più grandi artisti d’oggi e del passato. In pochi istanti una foto o un testo possono essere trasformati e sviluppati in uno stile classico, fantasy, d’autore, anime e molti altri ancora.
Bastano un clic e qualche secondo per avere un’opera d’arte fatta e finita.
Se da un lato questa versatilità delle macchine può risultare sorprendente, è bene interrogarsi più a fondo su come le varie immagini vengono create, e soprattutto a discapito di chi.
Un cervello fatto di opere rubate
Per semplificare il concetto, possiamo dire che le AI si compongono come un essere umano di scheletro e organi.
Lo scheletro (l’intelligenza artificiale) è formato da algoritmi preimpostati che permettono alla macchina di compiere sequenze di attività logiche; gli organi (il machine learning) sono algoritmi aggiuntivi che consentono alla stessa di imparare direttamente dall’esperienza e apprendere senza necessità di una programmazione a priori.
Ma da dove arrivano le fondamenta e l’esperienza che consentono all’intelligenza artificiale di svilupparsi ed evolversi?
Per compiere al meglio i suoi calcoli e i suoi processi, un’intelligenza artificiale necessità di dati, MOLTI dati.
In questo caso specifico, riferendoci alla creazione di immagini e illustrazioni, questi dati non derivano altro che da una collezione di milioni e milioni di immagini raccolte da Internet, ovviamente senza tenere minimamente conto di eventuali diritti d’autore o watermark applicati alle stesse.
Un po’ una pesca a strascico di proprietà intellettuale.
Dietro alle immagini generate e diffuse dalle intelligenze artificiali c’è il lavoro di milioni di artisti a cui non viene riconosciuto alcun diritto d’autore sull’opera, ovvero che non godono né dei diritti morali né dei diritti di sfruttamento economico sulla loro creazione.
Anni di pratica, blocchi artistici, illustrazioni riuscite, scatti elaborati e bozze abbandonate, il percorso di un artista non è cosa da poco.
Tutto questo viene raccolto da algoritmi per effettuare un sofisticato patchwork di immagini e realizzare in pochi istanti un prodotto-copia dallo stile di una o più opere create da artisti in vera carne e ossa.
Come si comporta il Copyright?
Un commento tecnico sulla questione viene fornito dalla Mandataria Valentina Ghelardi:
“I Prompter – così come definiti dallo scrittore Gregorio Magini – possono essere intesi come software di apprendimento automatico, caratterizzati da banche dati, da cui deriva l’ottenimento di immagini nuove tramite l’inserimento di input testuali o fotografici. La problematica principale che si viene a creare in un processo di apprendimento automatico è proprio lo sfruttamento di opere senza il consenso degli autori: queste opere vanno a comporre la banca dati che sta alla base dei Prompter.
Tuttavia, le immagini nuove, create in automatico dal software, nella maggior parte dei casi non sono copie pedisseque delle opere di base e dunque non violano formalmente il diritto d’autore che tutela quest’ultime.
Ci si interroga, quindi, se possa essere rivendicata o meno una qualche tutela dello stile dell’autore che fa da fil rouge delle differenti opere. La risposta, in linea di massima, è negativa; un parallelo può essere creato, infatti, con l’idea che sottende un’invenzione, anch’essa non tutelabile.
Ciò che però può essere sicuramente disciplinato e, di conseguenza, controllato è la diffusione delle opere di base: prevenirne la divulgazione incontrollata da parte dell’autore può essere la via più efficace per garantirsi una tutela piena, a prescindere dagli strumenti giuridici successivi che si hanno a disposizione.”
Copyright e Diritto d’Autore sono materie complesse.
Ad oggi, la protezione di un’opera d’arte – soprattutto se digitale – vede la sua piena concretizzazione in una tutela a priori che punti a regolarne la diffusione.
Conoscere e regolamentare la diffusione dell’opera risulta al momento la migliore forma di tutela per un’artista.
Come abbiamo già osservato in precedenza, ci troviamo in un periodo storico che sta impegnando i professionisti del campo IP a risolvere le relazioni e le regolamentazioni tra proprietà intellettuale e intelligenze artificiali. Siamo di fronte a casi che non vedono precedenti e su cui, presto o tardi, osserveremo l’intervento di nuove legislazioni cui obiettivo sarà quello di tutelare appieno la proprietà intellettuale di chi ne gode diritto.