Le intelligenze artificiali saranno gli inventori del futuro?
Nel 2021 il caso “DABUS” ha aperto un nuovo scenario nel mondo della proprietà intellettuale e portato al dibattito: può un’invenzione essere riconosciuta ad un’Ai?
“L’evoluzione dell’industria tecnologica porta allo sviluppo di intelligenze artificiali autonome e pensanti, capaci di interagire con l’uomo e di superarlo per intelletto.”
Questo scenario da film tipico della cultura pop potrebbe essere meno distante di quanto pensiamo.
Senza cadere nel classico epilogo cinematografico uomo vs robot, la questione dell’impressionante sviluppo delle capacità raggiunto delle macchine ha di recente coinvolto la scena della proprietà intellettuale portando l’intera comunità a domandarsi come le cose potrebbero cambiare nel prossimo futuro.
Chi, o cosa, è DABUS?
Acronimo di Device for Autonomous Bootstrapping of Unified Sentience, DABUS è un sistema d’Intelligenza Artificiale progettato dallo scienziato Dott. Stephen Thaler.
Al limite della fantascienza, l’algoritmo DABUS è in grado di sviluppare soluzioni originali e di valutare in modo critico le idee generate dal suo stesso sistema di reti neurali per determinarne le possibilità di successo.
Nel campo della proprietà intellettuale, l’Ai DABUS è diventata famosa nel 2021 quando è stata indicata da Thaler quale “inventore” all’interno di alcune domande di brevetto. Nello specifico, parliamo di un contenitore per alimenti e di un dispositivo luminoso per attirare l’attenzione in situazioni di emergenza, entrambe invenzioni totalmente originali e ideate in via autonoma dall’Ai.
Il dibattito sulla legittimità delle invenzioni ha raggiunto in breve tempo proporzioni globali e ha portato i diversi Uffici riceventi le domande di brevetto (tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Sud Africa, Australia ed Europa) a interrogarsi sul ruolo dell’intelligenza artificiale in campo intellettuale.
L’inventore designato nella domanda di un brevetto deve necessariamente essere una persona fisica?
Questa domanda non ha ancora trovato un’unica risposta.
Gli Uffici chiamati in causa, non solo non hanno fornito un giudizio unanime, ma hanno constatato come le disposizioni normative in materia di innovazione non riescano oggi a tenere il passo con l’evoluzione tecnologica.
Stati Uniti, Regno Unito, Australia ed Europa hanno rigettato entrambe le domande di brevetto per la stessa ragione: l’inventore designato nella domanda di brevetto deve essere una persona fisica, dotata di capacità giuridica e quindi titolare di determinati diritti.
In particolare, l’EPO afferma chiaramente che l’inventore designato nella domanda di brevetto deve essere un essere umano ai senti della Convenzione sul brevetto europeo (EPC). A sostegno di questo giudizio, l’Ufficio riporta la definizione di “inventore” dei dizionari della lingua inglese, tutti riferiti a esseri umani, e sottolinea come la designazione dell’inventore sia funzionale al riconoscimento di una serie di diritti. Condizioni non applicabili per una macchina.
Non tutti sono però della stessa opinione.
In Sud Africa, DABUS è riconosciuto ufficialmente come inventore.
L’Ufficio Sud Africano ha infatti ritenuto conformi al Patents Act le due domande di brevetto presentate dal Dott. Thaler, oggi pubblicate sul South African Patent Journal.
In conclusione, sebbene il giudizio complessivo per “DABUS l’Inventore” sia al momento negativo, la questione ha chiaramente aperto un dibattito che con tutta probabilità si ripresenterà al vaglio dei vari Uffici di proprietà intellettuale nel prossimo futuro.
Quindi: le intelligenze artificiali saranno gli inventori del futuro?
E tu, cosa ne pensi del caso DABUS?
Un’Ai ideatrice di nuove invenzioni ha diritto di essere designata all’interno di domande di brevetto quale “inventore”?
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