Marchi di qualità agroalimentare: vini marchio DOC, DOGT e IGT
La prima applicazione del marchio di qualità DOC ad un vino risale al 1963. DOC, DOGT e IGT sono, tra gli altri marchi di qualità agroalimentare, marchi di origine italiana e specifici per vini e produzione vinicola.
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DOC, IGP, DOCG, DOP, IGT e STG non sono tasti premuti a caso sulla tastiera, ma in mezzo a tutte queste sigle, ammettiamolo, è molto facile perdersi.
Non disperare però, ti aiuteremo noi a fare ordine.
Cominciamo dal principio: dove ci capita di leggere queste sigle?
Fin qui, facile. Questi acronimi sono propri del mondo del Food & Beverage, sono posti su diversi prodotti agroalimentari e sono dei cosiddetti “marchi di qualità”.
A cosa servono però questi marchi di qualità, perché si usano?
I marchi di qualità nascono principalmente per certificare la qualità (appunto) delle materie prime e dei metodi di produzione e lavorazione dei prodotti agroalimentari.
Questi marchi si pongono a tutela giuridica del produttore e consentono ai consumatori di riconoscere i prodotti, differenziati dalla concorrenza, con maggiore facilità. Non solo; l’ottenimento e l’apposizione di questi marchi consente una gestione strategica della comunicazione aziendale, dei prezzi e ovviamente del posizionamento sul mercato.
Insomma, parliamo di vantaggi non da poco.
Passiamo però al succo della questione, o in questo caso al vino della questione.
Oggi ti parleremo dei marchi DOC, DOCG e IGT.
Sì perché i marchi di qualità DOC, DOCG e IGT sono tutti marchi riferiti unicamente al vino e al mondo della produzione vinicola.
1. DOC (Denominazione di Origine Controllata)
I vini Doc devono essere sottoposti a diversi controlli fin dalle fasi preliminari di produzione. Si tratta di un marchio per vini prodotti in aree geografiche delimitate, di piccole e medie dimensioni. Testimonia quindi una forte connessione con il territorio di origine, che viene ulteriormente indicata sull’etichetta apposta sulla bottiglia.
Colore, gusto, profumo, analisi di tipo chimico fisico e caratteristiche organolettiche sono tra gli elementi in esame per l’ottenimento della certificazione DOC.
Per diventare di qualità DOC, un vino deve essere già riconosciuto IGT da ameno 10 anni.
La denominazione di origine controllata viene creata il 12 luglio 1963 per effetto del decreto n.930 e viene applicata per la prima volta ai vini Moscato Passito di Pantelleria e Marsala.
Alla base dell’emanazione, la volontà di proteggere i prodotti locali dalla contraffazione e dalla concorrenza estera.
2. DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita)
Dalle regole di produzione ancora più severe e restrittive di quelle per i marchi DOP e IGT, i vini di marchio DOCG si identificano con territori specifici e di piccole dimensioni come colline o comuni.
Solo i vini già appartenenti alla DOC da almeno 7 anni, con particolare pregio e rinomanza commerciale possono ambire al marchio di qualità DOCG.
Non si tratta quindi di una scalata automatica. Oltre a nuovi controlli e a nuove analisi organolettiche e chimico fisiche, il vino deve anche essere assaggiato da un’apposita commissione per una valutazione sensoriale in fase d’imbottigliamento.
Solo superando questi test il vino può attestarsi del marchio di qualità DOCG.
Ad oggi le DOCG italiane in commercio sono 77, di cui 31 concentrate in Piemonte e Veneto.
I vini DOC e i vini DOCG possono avere anche classificazioni di “classico”, “riserva” e “superiore”.
Se le uve utilizzate per la produzione del vino derivano dalla zona più antica del territorio, il vino sarà “classico”. Con vino “riserva” si intende un vino con processo di invecchiamento superiore a quello previsto, mentre “superiore” indica un vino dalla gradazione alcolica più elevata rispetto a quella prevista dal disciplinare di riferimento.
3. IGT (Indicazione Geografica Tipica)
Il marchio IGT rappresenta il terzo livello tutela nella classificazione italiana dei vini e si pone al di sopra dei Vini da Tavola.
L’Indicazione Geografica Tipica fa riferimento a zone di produzione molto ampie o regionali e i disciplinari di riferimento sono meno restrittivi di quelli per i vini DOC e DOCG, pur rimanendo garanzia di alta qualità.
Per soddisfare i requisiti del marchio IGT, le uve utilizzate per la produzione devono provenire almeno all’85% dalla zona geografica indicata dal disciplinare.
I marchi analizzati qui sopra sono tutti marchi di qualità di origine italiana.
Nel 2009, l’Unione Europea ha integrato vini e bevande alcoliche all’interno delle denominazioni DOP (Denominazione di Origine Protetta) e IGP (Indicazione Geografica Protetta).
Oggi i marchi DOC e DOCG sono compresi nella dicitura DOP, mentre l’IGT è compresa nell’IGP.
Alla fine è meno complicato di quanto si possa pensare a una prima lettura.
Forse ti starai chiedendo: “E i formaggi, i salumi e tutti gli alimenti che prendo e che sono a marchio DOP e IGP? Avete parlato solo di vini!”.
Vero. Ai marchi di qualità europei DOP e IGP dedicheremo uno dei nostri prossimi articoli, e lì parleremo anche di cibo.
Se sei ancora incuriosito dai marchi di qualità agroalimentare e dal legame che questi hanno con la proprietà intellettuale, oppure se stai cercando informazioni per ottenere un marchio di qualità per i tuoi prodotti, questa pagina può fare al caso tuo.
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